L’altra Toscana …

BOLGHERI

La coltivazione della vite nel territorio della Doc BolgheriCastagneto Carducci ha origini antichissime come in tutta la Toscana ed il centro. Nel 1816 sorsero i primi vigneti sperimentali alle Capanne di Castiglioncello, ove più tardi nacque la prima vigna del Sassicaia, e nei fondi del Castelluccio. Le scelte viticole furono effettuate non solo in base al terroir, ma soprattutto in base alla cultura vinicola francese con particolare attenzione ai metodi di vinificazione e ai vitigni usati in Francia: a conferma di questo le scelte effettuate dal conte Guido Alberto e da Mazzanti furono proprio indirizzate sui vitigni francesi tra cui Gamay, Cabernet e Syrah. La consacrazione ufficiale del vino Sassicaia avviene nel 1978 quando la rivista Decanter pubblica una degustazione comparata di cabernet del mondo ed il Sassicaia si piazza al primo posto. Successivamente l’annata 1985 di Sassicaia compete, in una degustazione del Grand Jury Européen, con i Grands Crus di Bordeaux ed ottiene il massimo riconoscimento. Ma il vino Sassicaia non rimane un fenomeno isolato e, a partire dagli anni ’80, viene affiancato da numerosi altri vini di famose aziende che ottengono una enorme messe di riconoscimenti.
I vitigni codificati come base ampelografica per la DOC Bolgheri, sia a bacca nera che bianca, si sono rivelati come la migliore scelta qualitativa per l’area in questo senso. Il sistema di allevamento non deve essere espanso, ma a spalliera con potature a cordone speronato o guyot, il sesto di impianto deve avere densità sufficientemente alta per contenere gli eccessi produttivi, così come il sistema di potatura. Le pratiche relative all’elaborazione dei vini sono quelle consolidate in zona per la vinificazione in rosso, adeguatamente differenziate per i vini base e la tipologia superiore, riferita quest’ultima a vini maggiormente strutturati, la cui elaborazione comporta determinati periodi di invecchiamento e affinamento in botte e in bottiglia obbligatori. Per la vinificazione in bianco e rosato le pratiche sono adeguate all’ottenimento di vini freschi sapidi e armonici.

MORELLINO DI SCANSANO

Secondo la tradizione, il vino “Morellino” prende il suo nome dai cavalli morelli, animali robusti e dal manto scuro (dal colore simile alla mora) che, a partire dal Medioevo, venivano utilizzati per trainare le carrozze dei nobili e dei funzionari nell’area di Scansano. Ma la storia della viticoltura in Maremma, zona in cui viene prodotto il Morellino, ha radici molto più antiche.
Nel 1978 è stata riconosciuta al Morellino di Scansano la Denominazione di Origine Controllata (DOC). Nel 1992, per proteggere e valorizzare questo vino, è stato dato vita al Consorzio a Tutela del Vino Morellino di Scansano che oggi conta oltre 200 soci. Grazie anche alla sua opera, a partire dalla vendemmia 2007 la DOC è diventata Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), a riconoscimento della qualità del vino, delle peculiarità delle sue fasi di lavorazione e della rilevanza, anche internazionale, acquisita nel tempo.
La zona di produzione del Morellino di Scansano si trova nella parte meridionale della provincia di Grosseto. Essa include l’intero comune di Scansano e alcune porzioni dei territori comunali di Manciano, Magliano in Toscana, Grosseto, Campagnatico, Semproniano e Roccalbegna, per un’estensione totale di circa 65.000 ettari. Di questi, circa 1.500 sono ettari vitati idonei alla produzione del Morellino.
l vitigno principale con cui viene prodotto il Morellino è il Sangiovese, le cui uve devono rappresentare almeno l’85% del totale (come prescritto dal disciplinare di produzione). Le restanti uve, per un massimo del 15%, devono provenire da vitigni a bacca nera, non aromatici e idonei alla coltivazione in Toscana. Tra questi, i più utilizzati sono l’Alicante, il Ciliegiolo, il Colorino, il Malvasia Nera, il Canaiolo, il Montepulciano, il Merlot, il Syrah, il Cabernet Franc e il Cabernet Sauvignon. Lo stesso diclipinare prevede che i vitigni siano piantati sui versanti collinari in zone ben esposte.

VERNACCIA DI SAN GIMINIANO

La Vernaccia di San Gimignano DOCG è considerata uno dei più importanti vini bianchi italiani e della Toscana, e vanta una lunga storia documentata sin dal 1000 d.C.
La Vernaccia di San di San Gimignano è infatti citata da Dante, Boccaccio, Cecco Angiolieri e Francesco Redi e veniva richiesta in abbondanza durante il Rinascimento dai Medici per allietare i loro migliori banchetti e matrimoni. I produttori e cantine che contribuirono a scrivere la storia della Vernaccia di San Gimignano furono i Bardi e i Guicciardini nella Fattoria di Cusona a Pietrafitta, gli Useppi a Montauto e gli Acciaioli.
La storia della Vernaccia di San Gimignano DOCG vede la sua rinascita negli anni ’60 del 1900 divenendo il primo vino italiano a fregiarsi della prestigiosa appellazione DOC nel 1966. Successivamente DOCG nel 1993, grazie all’impulso del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano.
La denominazione ha voluto sin dall’incipit contraddistinguersi per qualità ponendosi tra le migliori nel panorama italiano: rese basse e grande attenzione alla biodiversità. La Vernaccia di San Gimignano è infatti storicamente una delle denominazioni italiane con numero più elevato di cantine biologiche.
Sono state complici del successo e della storia della Vernaccia di San Gimignano alcune tra le migliori famiglie, aziende, produttori e cantine, sia esse storiche o più recenti, diventate oggi un punto di riferimento per la produzione delle migliori Vernaccia di San Gimignano DOCG.
La Vernaccia di San Gimignano è un vino a DOCG prodotto nelle colline di origine pliocenica di San Gimignano, comune toscano situato tra le province di Siena, Pisa e Firenze. Gli ettari vitati dedicati alla Vernaccia di San Gimignano sono circa 720. Il disciplinare della Vernaccia di San Gimignano DOCG prevede sia prodotta a partire dal vitigno Vernaccia di San Gimignano (85% minimo), al quale possono essere aggiunti percentuali di altri vitigni a bacca bianca non aromatici autorizzati.

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