Il Piemonte si presenta come una regione d’elezione per il turismo enogastronomico, offrendo una ricca varietà di pregiate materie prime, una tradizione culinaria nobile e fortemente caratterizzata, una produzione casearia sterminata ed eterogenea, una scelta di vini di altissima qualità, con l’80% della produzione di soli DOC e DOCG, nonché il primato nel numero di vini DOCG in Italia.
Con oltre 370 prodotti agroalimentari tradizionali, l’enogastronomia è una grande protagonista del nuovo modello di sviluppo turistico del Piemonte. La cultura del buon vivere, principio ispiratore di un’offerta basata sulla qualità e rivolta a un turista sempre più esigente e attento ai particolari, ha trovato nell’eccezionale livello dei prodotti tipici piemontesi e nella ricchezza della tradizione culinaria subalpina un caposaldo importantissimo, e uno straordinario valore da promuovere.
Negli ultimi vent’anni, l’agricoltura piemontese ha puntato sulla specializzazione di produzioni tipiche di pregio: dai grandi vini rossi piemontesi, fra tutti Barolo e Barbaresco, ai bianchi e spumanti dell’Astigiano; dalla Nocciola Tonda Gentile di Langa al Tartufo Bianco d’Alba.
Questa evoluzione produttiva è stata accompagnata da una profonda maturazione culturale del comparto primario, delle attività di ristorazione, ma anche del pubblico. A Bra è nato Slow Food, l’associazione internazionale per la promozione della cultura dell’enogastronomia di territorio, che conta 70.000 soci sparsi in più di 50 paesi: la sua vetrina è il Salone del Gusto, organizzato ogni due anni a Torino.
La tradizione enogastronomica del Piemonte gode di fama internazionale, tanto che nelle classifiche dei ristoranti e nelle guide di settore, la regione occupa sempre i primi posti.
A partire dall’aperitivo, il vermouth, che trova la sua patria in questa regione, fino al dolce, dove il cioccolato viene celebrato con il Gianduiotto, l’enogastronomia piemontese si esprime in svariati modi.
Piemonte è tartufo bianco d’Alba, è riso, è cioccolato e la nocciola. Ma Piemonte è anche una svariata selezione di formaggi le tome, le robiole, il Bruss, il gorgonzola, il Sernium, che trovano nella fonduta, piatto tipico di queste zone, la loro coronazione.
Ogni città ha un dolce tipico, dai Gianduiotti, una varietà di biscotti che va dai Bicciolani ai Crumiri, dai Cuneesi ai baci di dama, dagli amaretti concludendo con il Torrone di Alba. Cioccolato sempre presente nella tradizione emblematico il “Bicerin” una miscela di cacao, caffè e latte.
Il Vercellese ed il Novarese sono un’importantissima zona di produzione di riso, di varietà particolarmente pregiate.
I boschi regalano funghi, castagne, con le quali si aromatizzano polente e si fanno anche soufflè, ma soprattutto tartufi, celeberrimo il bianco d’Alba, battuti a peso d’oro in aste affollate da appassionati provenienti da tutto il mondo, che aromatizzano i risotti o le paste come i tajarin, gli agnolotti o gli gnocchi di patate.
I Grissini sono piemontesi e presenti su tutte le tavole italiane
I risotti sono spesso mantecati con i vari formaggi provenienti dagli alpeggi.
Nel novarese è tipico il risotto con rane e salsiccia.
La polenta, in montagna, diventa piatto unico, e nel biellese se ne trova una versione dolce con miele di castagno.
Celeberrima è la Bagna Cauda, a base di verdure miste condite in una salsa composta di aglio bagnato nel latte ed acciughe sminuzzate, tenuta calda in tavola da un fornelletto.
La regione è famosa per i grandi bolliti: il brasato alla barbera o al barolo, ed il manzo al bagnet verd, a base di prezzemolo, acciughe e aglio, sono irrinunciabili.
Da non mancare un assaggio della carne all’albese, cioè cruda, alla tartara, con limone e tartufo
Fra i salumi degni di menzione sono la doja, salsiccia ricoperta da strutto fuso e preparata nella doja, un canestro di terracotta; la mortadella di fegato, detta fidighin, condita con Barbera brulè e purè di patate; il Meiron’d crava, cioè capra in salamoia affumicata.
Particolari sono i salami di cavallo o d’oca, oppure il collo d’oca intero aromatizzato; altra particolartità, la testa in cassetta, fatta con testa, gola, lingua e grasso di sottogola del suino e la bresaola d’Ossola, di vitello aromatizzato con pepe, cannella, chiodi di garofano, timo e vino bianco, a volte fatta anche col cavallo.
Sterminata è la produzione casearia del Piemonte.
Fra i formaggi si segnala il frachet, lasciato fermentare in grappa, rum, pepe e peperoncino, ed essiccato in teli di canapa, l’affine tomino di latte vaccino, a volte stagionato, e preparato con infinite varianti in tutto il territorio; il testun, formaggio duro preparato con latte crudo ovino e leggermente allungato con latte vaccino o caprino; il tumet, di latte vaccino scremato e senza crosta, il sargnon, preparato con grappa o rum, e le famose robiole DOP, quella di Roccaverano e Murazzano; si segnalano, infine, il Bra DOP, il cremoso brus delle langhe, e il toma, esclusivamente da bovini di razza Pezzata Rossa d’Oropa.
Celebrati sono i dolci piemontesi: i crumiri, a forma dei baffi di Vittorio Emanuele, i baci di dama, il bicerin da bere, la notissima gianduia ed una vasta produzione di cioccolata con nocciole sia di produzione artigianale che industriale.