l Friuli-Venezia Giulia è da sempre la terra dei grandi vini bianchi. La fama di questi vini, pur se con stili ed espressioni molto diverse tra loro, è arrivata a livelli tali da spingere qualcuno a definirli “superwhites“. Accanto alle uve di vitigni internazionali, che qui hanno in moltissimi casi trovato areali produttivi ideali, altrettanto importante è la presenza di vitigni autoctoni, che con i loro vini caratterizzano l’enologia del Friuli-Venezia Giulia. La regione può essere suddivisa idealmente in tre zone: la zona pianeggiante che interessa la provincia di Pordenone e parte della provincia di Udine, con le DOC Grave e le DOC di pianura Aquileia, Annia e Latisana, la zona nord-est della provincia di Udine e la provincia di Gorizia con le DOC Isonzo, Colli Orientali del Friuli e Collio, ed infine la zona Giuliana con la DOC Carso. Ciascuna di queste macro-aree si caratterizza per stile di vini e vitigni autoctoni specifici.
Questa regione si è sempre distinta per il suo grande patrimonio in vitigni autoctoni. Questa varietà in termini di uve coltivate si è nel tempo arricchita con l’introduzione di vitigni internazionali, quali lo Chardonnay, il Sauvignon, il Merlot, il Cabernet Franc e il Pinot nero, che furono introdotte nel XIX secolo durante il dominio degli Asburgo. Il Tocai Friulano, il Verduzzo Friulano, il Picolit, il Refosco dal Peduncolo Rosso, lo Schioppettino, il Pignolo e il Tazzelenghe sono vitigni autoctoni del Friuli-Venezia Giulia, mentre la Ribolla Gialla e la Malvasia Istriana, presenti nel territorio da secoli, sono state probabilmente introdotte durante il XIII secolo. Il Gewürztraminer, il Müller-Thurgau, il Riesling renano e il Riesling Italico, il Franconia (Blaufränkisch) sono invece stati introdotte in Friuli dall’Austria. Nella zona della Venezia Giulia, nelle colline del Carso nell’area dell’entroterra Triestino, tradizionalmente vengono coltivati i vitigni autoctoni Terrano a bacca nera e Vitovska a bacca bianca.