Vitigno Pecorino

Pecorino
Il pecorino è un vitigno a bacca bianca diffuso prevalentemente nell’Italia centrale, Marche, Abruzzo ed in misura minore, Lazio ed Umbria. Il vitigno è iscritto al Catalogo Nazionale delle varietà che identifica il territorio delle province di Ascoli Piceno, Macerata ed Ancona come raccomandato alla coltivazione. La superficie coltivata, in ascesa dagli anni 2000, ha toccato nel 2010 i 1.114 ettari.
Cenni storici
L’origine di questo vitigno è stato oggetto di dibattiti e convegni a livello locale a partire dagli anni 2000. La sua coltivazione è ampiamente documentata a partire dalla seconda metà dell’Ottocento ed è generalmente considerato un’antica varietà originaria dell’area dei Monti Sibillini. L’enologo Alberto Mazzoni, riprendendo da Molon, sostiene che le sue caratteristiche sono quelle di una varietà «di antica coltivazione» delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria «ritenuto comunque un vitigno italico di origine marchigiana».
La prima fonte documentale risale all’anno 1526 ed è contenuta negli Statuti di Norcia (PG) dove si trova un riferimento a «vigne de pecurino» “Che chi ha vigne degano piantare lu canneto”.
Questa norma obbligava chiunque fosse proprietario di un vigneto di pecorino nella Terra di Norcia e suo Contado e Distretto a dover piantare un canneto per impiegare le canne come sostegni adatti a sorreggere i filari. Inoltre prevedeva la pena di 10 soldi per chiunque procurasse danno ai vigneti, specificando che ogni testimone era tenuto a dare informazioni su coloro che avessero procurato la rovina delle canne a pena di 10 soldi. La statuizione aveva validità sull’intero territorio sottoposto alla giurisdizione norcina che all’epoca comprendeva anche la Terra d’Arquata e le sue ville. Quest’ultime costituivano l’unica annessione alla città umbra dall’anno 1497.
Nel XIX secolo, con la sistematizzazione dell’ampelografia viene redatto il primo bollettino esaustivo delle varietà di vitigni della penisola, pubblicato nel 1876 dal Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio, che rende noti i risultati dell’analisi eseguita nel 1875; i comuni che segnalano la presenza di vitigni pecorini sul proprio territorio sono molti, distribuiti fra le province di Pesaro, Ancona, Macerata e Teramo. Nella provincia di Ascoli Piceno, attualmente area di maggior produzione, il vitigno non è citato fra le varietà maggiormente diffuse. Tuttavia, la denominazione di un vitigno pecorino bianco si trova nella tabella della provincia di Ascoli dove sono riportate le notizie del cultivar descritto come: «uva di montagna favorita dal signor conte Adriano Gallo», noto proprietario di immobili e terreni coltivati a vigneto nel comprensorio di Arquata del Tronto membro della commissione ampelografica di Ascoli Piceno. Nel corso del XX secolo la sua coltivazione si ridusse ad aree molto limitate, quali la valle di Arquata del Tronto e le zone pedemontane della provincia di Macerata.
Dimenticato durante la fase di rinnovamento dei vigneti, avvenuta negli anni ’70, era rimasto confinato nei vecchi impianti delle zone pedemontane di Ascoli Piceno e Macerata ed è stato riscoperto negli anni ottanta nella frazione di Pescara del Tronto, dove si trovavano antichi vigneti sopravvissuti alla fillossera. È stato reintrodotto a partire dal 1984 nella provincia di Ascoli Piceno ed in diverse località marchigiane ed abruzzesi.
Caratteristiche e diffusione
Il Pecorino è un vino caratterizzato da un mineralità intensa e una spiccata acidità; è un vino che ben si presta all’invecchiamento, caratteristiche non comune tra i vini bianchi. Si presenta di colore giallo dorato intenso con riflessi verdognoli. La sua coltivazione è diffusa maggiormente nelle Marche ed in Abruzzo e, in misura minore, nel Lazio ed Umbria. La superficie coltivata, in ascesa dagli anni 2000, ha toccato nel 2010 i 1114 ettari. Dai dati del 50° censi- mento Nazionale dell’Agricoltura emerge che la sua presenza e la sua coltivazione sono maggiormente concentrate nella regione Marche, in particolare in provincia di Ascoli Piceno ed in Abruzzo.

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