FILOSOFIA PRODUTTIVA
Il vino rispecchia tutte le inconfondibili caratteristiche del terreno. Ogni vino è figlio del lavoro in vigna e il vignaiolo deve essere abile ad esaltare tutto ciò che di bello e di buono quel frutto porta con sé. Tutto si svolge con estrema cura, attenzione e rispetto delle tecniche agronomiche e di produzione. Utilizzo di prodotti chimici al minimo, per rispettare l’ambiente il più possibile. Si lavora con l’obbiettivo di mantenere bassa la produzione, la cosiddetta “vendemmia verde” che ha lo scopo di ridurre la quantità di uva prodotta elevandone così la qualità del vino ottenuto, tenendo in considerazione le condizioni climatiche e le caratteristiche dell’annata. La vendemmia è il momento cruciale che conclude un anno di lavoro e dedizione e richiede una grande capacità di giudizio e tanta esperienza. In cantina, dopo la pressatura, seguono i travasi, le fermentazioni, le chiarifiche e le filtrazioni garantendo ed esaltando al massimo il quadro aromatico delle uve. Nei locali di maturazione il vino riposa avvolto dal silenzio, protetto dalla luce e dagli sbalzi di temperatura, si affina, consolida la propria personalità e rafforza il suo carattere.
CAPARBIETÀ E SPIRITO VISIONARIO
Cinque generazioni di contadini che hanno imparato a guardare il cielo e a confrontarsi con l’imprevedibilità del clima e degli eventi naturali.
Nel 1790 si trova la prima attestazione scritta nei registri ecclesiastici della nascita di Giovanni, capostipite della famiglia Galliano, uomo intraprendente, tenace, brillante; orgoglioso figlio della sua terra.
Era il 1850 quando decise di acquistare le prime terre nel comune di Loazzolo. Giovanni aveva viaggiato molto e ciò gli permise di ampliare i propri orizzonti e a credere nella coltivazione della vite.
Gli inizi del Novecento, anni che Cesare Pavese descrive così amaramente nelle sue opere, segnarono anche la storia del piccolo paese di Loazzolo e della famiglia Galliano. La perdita di Carlo, nipote di Giovanni, lascia la moglie Teresa sola con due bambini piccoli, Giuseppe e Anna Maria. Caparbia e dedita al lavoro, resiste alle avversità e non cede alla tentazione di “scappare” da questa terra sfortunata.
Carlo, spronato e stimolato da papà Giuseppe, studia Enologia ad Alba. Da subito si cimenta nella vinificazione dell’uva principe della Langa, il Moscato. La sua passione e la sua dedizione sono illimitate.
Nel suo lavoro riflette l’esperienza di generazioni e la volontà di innovare sia in vigna che in cantina: sfida il suo territorio e se stesso cimentandosi in un tentativo mai sperimentato in queste terre dedite alla coltivazione del Moscato, producendo per primo un Metodo Classico da uve Chardonnay e Pinot Nero. La situazione pedoclimatica così unica e particolare gli danno ragione. Oggi Borgo Maragliano è un’azienda che ha il futuro negli occhi della nuova generazione rappresentata dai figli di Carlo e Silvia: Giovanni, Francesco e Federico.
I VIGNETI
Il vento di mare e milioni di anni di erosione ed evoluzione geologica, hanno donato a questi luoghi uno straordinario microclima e condizioni ideali alla coltivazione della vite in alta collina. Il bosco, grazie alla miscellanea di varietà floreali e faunistiche, rappresenta un bacino importante di ossigeno e di equilibrio necessari a una viticoltura eco-compatibile. Ogni vigneto possiede proprie peculiarità per esposizione, altitudine, composizione del terreno. Ognuno di essi gode di giaciture ottimali e un’età compresa tra i 35 e i 65 anni.
Borgo Maragliano: Perfette alchimie d’alta quota
A Loazzolo le caratteristiche del terroir sono uniche e straordinarie: il suolo risulta essere sabbioso, tufaceo e calcareo, per cui molto permeabile, ma privo di argilla; pertanto estremamente adatto a produrre vini di lunga conservazione e dai contenuti aromatici ricchi ed eleganti.
L’altitudine dei vigneti, i forti sbalzi termici, il vento di mare, la presenza di boschi e noccioleti, l’esposizione favorevole, la tipologia del terreno, sono l’alchimia perfetta per donare alle uve quegli aromi e quelle peculiarità che fanno dei nostri vini dei prodotti unici.
Primi anni Ottanta, il dottor Corino, uomo di grandi intuizioni e direttore dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Asti, dopo aver valutato la particolare situazione pedo-climatica di Loazzolo, suggerisce l’impianto di vigneti sperimentali di Chardonnay e Pinot Nero per produrre il Metodo Classico a Loazzolo. Sfida che Giuseppe e Carlo affrontano con entusiasmo e determinazione.